giovedì 9 marzo 2017

A CASA DEI PADRONI DI TRENTO 2




Lentamente mi riprendo. Il vestito giace discinto sul pavimento, le mutandine incastrate tra le caviglie. Me le sfilo cercando di non perdere l'equilibrio, ancora tremante per l'onda di piacere folle che mi ha attraversato il corpo

Il master mi prende per un braccio e mi trascina verso la cucina. E' ampia e luminosa. E piena di portate succulente.
Mentre cammino sento i miei umori, misti alla saliva di Ector, colarmi lungo le cosce. E' una sensazione bellissima, Mi sento sporca, depravata, libidinosa come mai prima d'ora.

La padrona ritorna, mi osserva con sguardo fiero e altezzoso, Mi infila una mano tra le cosce serrate e appiccicose, sale e scende con le dita, mi penetra appena, con i polpastrelli. La guardo senza dire una parola.

"Ora voglio che prendi il vassoio con gli antipasti e cominci a servirci!". Ancora una volta il suo tocco mi spezza il respiro. Apro leggermente la bocca, ma non sono io, sono le vibrazioni che mi provoca questa donna lasciva.

Poi si allontana. Il master la segue.
Rimango sola in questo spazio nuovo e sconosciuto. Il vassoio e' sul tavolo di marmo. Caviale, uova sode e patate novelle.
Lo prendo e li raggiungo. La tavola e' finemente apparecchiata, piatti di ceramica e posate d'argento.
Il loro sfarzo stride con la mia semplicita', con il mio corpo completamente nudo e pallido. Indosso solo un paio di tacchi alti, neri lucidi.

I padroni mi attendono seriosi. Mi avvicino prima al master, mi chino per porgergli il cibo, mentre la sua mano destra mi tasta il culo, si insinua nello spacco, scivola verso il basso, a cercare il mio buchino, chiuso e stretto.
Appoggio il vassoio sul tavolo. Il suo dito vuole entrare a tutti i costi. Lo sento ungermi, bagnarmi, aprirmi piano. Un'altra smorfia di piacere si dipinge sulle mie labbra. Esce, entra, poi riesce. Stringo il duro legno del tavolo. In quale perversione mi sono messa!

Il master ora sfila il dito dal mio culo e prende una tartina dal vassoio. Mi sposto verso la padrona. Lei si serve senza nemmeno guardarmi,
"Puttana! Versaci da bere!". La voce della padrona rompe il silenzio. Eseguo.

Questo nuovo ruolo mi sta facendo eccitare da impazzire. E' la prima volta che vengo trattata sa serva e per di piu' nuda. Voglio essere a loro completa disposizione.

"Beh, allora che fai li' impalata! Non sai come si comporta una brava domestica?!". La guardo intimidita. Ho paura di sbagliare. non oso rispondere.
"Una brava domestica si mette in ginocchio e lecca i piedi dei suoi padroni!".

A queste parole la mia fica comincia a pulsare. Si infiamma.
Mi inginocchio sul freddo pavimento. Gattono quel tanto che basta per raggiungere i suoi piedi. Ha anche lei un paio di scarpe nere con il tacco e il laccetto. Il mio naso rimane inebriato dal suo odore, le mie labbra si posano sulla punta delle scarpe. Inizio a leccarle, sconfinando sulla nuda pelle del piede. Alterno baci a leccate. Salgo verso la caviglia, giro intorno al cinturino. Emetto dei piccolissimi gemiti, quasi impercettibili.

Mentre scivolo verso il suo tallone sento il piede del master, dietro di me. Il mio culo e' spalancato e lui preme l'alluce contro la mia fica. Lo spinge verso l'alto, solleticandomi con l'unghia le piccole labbra, poi il clitoride. Sussulto. Divarico le gambe piu' che posso. I miei capezzoli ora strusciano per terra.

"Che domestica puttana abbiamo trovato! Sembra bravina, mi piace come lecca i piedi!". La mistress mi chiama puttana ed io mi sento avvampare. Spalanco la bocca, la voglio baciare, leccare, la voglio divorare. Mi fa bagnare!

"Si, e' una puttana niente male, ma ha un buco del culo molto stretto, non e' stata educata abbastanza!". Il master risponde, mentre continua a strusciare le dita dei piedi sulla mia fica. Sempre piu' forte. Mi penetra, scivola fuori. Sono un lago! Ansimo ancora.

"La puttana sta godendo, falla venire!". la voce della mistress e' profonda e cupa.

Le bacio ancora le caviglie, lei si slaccia le scarpe e mi offre finalmente le sue dita. Le succhio, una ad una, mentre l'orgasmo torna ad impossessarsi del mio ventre. Mi sento un animale, un cane, una donna perversa abbndonata ai suoi istinti piu' segreti.

Il master continua. Li sento parlare di me, chiamarmi puttana, troia! Tutto questo mi eccita all'inverosimile. La padrona avvicina l'altro piede al mio visto e me lo preme sulle guance, mentre le lecco le dita. Me lo infila in bocca con forza, poi lo spinge verso le tette, sul collo. quasi mi graffia. ho i suoi piedi in faccia. Continuo a baciarli, mentre il master mi ha aperto la fica completamente. Ho le sue dita dentro di me. E' disgustoso, Ho i loro piedi addosso eppure ne provo un godimento infinito. Sono aperta, sudata, persa in questa brama di sesso senza limiti.

Il master spinge, divarica, allarga, entra, sprofoda. Non ne posso piu'. Ho il cuore a mille. La mistress mi tortura le tette con le dita dei piedi, poi di nuovo in bocca.

"Che puttana la nostra schiava domestica! La dobbiamo legare e frustare a dovere. Sta godendo come una cagna in calore!". A queste parole il mio respiro si fa ancora piu' affannato. L'orgasmo torna a rompere gli argini. E' un fiume in piena.


Continua .... Terza parte

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