venerdì 3 marzo 2017

COME NASCE UNA SCHIAVA 5 - A CENA FUORI



E’ ormai ora di cena, vuoi andare a mangiare qualcosa. Così ci vestiamo e usciamo.

Arriviamo in un piazzale, ci sono delle trattorie con i tavolini all’aperto, ma poca gente. Prendiamo posto facendo un cenno al grasso cameriere, che conoscerà il mestiere da quando era bambino. E’ un uomo forse non tanto vecchio, ma sciatto e trasandato. Il sudore gli cola dalla fronte e ha della forfora sulle spalle. Mi lancia occhiate di rimprovero per il look poco consono al luogo. Non siamo di certo in un bordello. Tu nel frattempo hai allungato una mano e mi stai palpando le cosce. Vuoi farmi venire, proprio lì, sotto gli occhi del ciccione. Vuoi che noti l’orgasmo, che a stento trattengo, comparire sul mio volto da puttanella.

La tua mano sale, pizzica le grandi labbra, le afferra, le tira, poi raggiunge le piccole e risale strizzando il clitoride. D’istinto allargo le gambe. Il cameriere nota i miei movimenti e lo sorprendo a spiarmi, mentre porge il menù alla nuova coppia appena arrivata. Lo so che gli si sta drizzando, lo sai anche tu. Intanto insisti, mi stai facendo bagnare, mi piego leggermente in avanti e tu mi sussurri di non fare troppo la mignotta, di contenermi. Non posso dare spettacolo. Non ancora. Ma la fica pulsa, avvampo, un calore inarrestabile mi sale fino alla testa. Sento che sto per venire. Ti prego, non mi lasciare sul più bello come spesso fai. E per fortuna continui finchè non vengo. Il tuo scopo è quello di far vedere quando sono troia ai nostri vicini, ma soprattutto al cameriere. Vuoi farmi scopare da lui, lo so. Ti ecciti solo all’idea.

Quelle manone unte con cui scrive le ordinazioni sono pelose e sporche. Provo ad immaginarmele addosso, perché so che lo vorresti, e vengo colta da un brivido alla schiena.

Durante tutta la cena non fai altro che descrivermi la scena che vorresti vedere, di me e quel grassone insieme, mentre mi scopa in un angolo del ristorante, con quel cazzone enorme che mi sfonda la fica. Intanto il cameriere mi guarda, mi scruta, mi mangia con gli occhi. Tu mi ordini di provocarlo, così mi alzo e mi avvicino per chiedergli dov’è il bagno. Gli chiedo se gentilmente può accompagnarmi e lui mi asseconda. Mi fa strada e quando arriviamo mi apre la porta del bagno.

Sono intimorita, sono sola, tu non ci sei. Lo vedo guardarmi con occhi eccitati. Non c’è nessuno qui sotto. Immagino che verrai a controllare, per assicurarti che la tua troietta faccia come vuoi tu. Così mi sollevo la mini, sotto i suoi occhi. Alla vista della mia fica sfodera un sorriso scintillante. Mi avvicino al water per fare pipì e lui rimane immobile, a guardarmi.

Mi vergogno, forse è la prima volta che faccio la pipì davanti ad un uomo, ad uno sconosciuto.

Il cameriere si avvicina, chiude la porta dietro di se e si sbottona i pantaloni. Ha un cazzo enorme e comincia a segarsi. E mentre si sega me lo sbatte in faccia. Poi mi prende per i capelli e me lo infila in bocca. Che schifo. E’ vomitevole, sa di sborra, sudore e piscio mescolati insieme. Lo succhio a dovere e nel frattempo mi tocco. Ho voglia di cazzo, si, di cazzo!

Ho finito di pisciare e non ho ancora avuto il tempo di pulirmi con la carta igienica. Gocce di pipì mi scivolano lungo le cosce.

Il porco finalmente arriva e me lo spara tutto in gola. Bevo senza fare storie. Sembra soddisfatto, ma la sua libido non si è esaurita e scende a leccarmi la fica. In quel momento arrivi tu, con il tuo solito passo felpato. Assisti alla scena del grassone che mi succhia tutto il piscio sulle gambe. Poi si alza e mi sfila il top. E’ ingordo dei miei seni e non riesce a fermarsi.

Sei contento adesso, ti piace vedermi sbattere così da questo bifolco. Lentamente ti avvicini e ci guardi. All’improvviso l’uomo si accorge della tua presenza e si blocca, ha l’aria sorpreso, non capisce, ma tu gli fai cenno di continuare e gli spieghi che sono una troia e come tale devo essere trattata. Mi ordini di alzare le braccia e di appoggiarmi al muro. Mi fai allargare le gambe e cominci a sculacciarmi. Il maiale ha la bava alla bocca. Mi sculaccia anche lui, senza dosare i colpi, il bastardo. Mi sta facendo male. Ho il culo tutto rosso e ho voglia di gridare, ma tu mi tappi la bocca e mi intimi di stare zitta. Intanto le manacce del porco mi toccano feroci, incuranti dei segni che porto ancora addosso. Poi appoggia quelle gialle dita da vecchio fumatore di sigari tra lo spacco del mio sedere. Lo allarga, lo apre e ci appoggia la lingua. Lo sento picchiettare sul mio buchetto. Ho paura, ma sono così eccitata. In questo lurido bagno, con la porta semi aperta, dove chiunque potrebbe vederci.

E mentre lui infila le sue rozze dita nel mio buco stretto e sporco della sua unta saliva, tu mi senti ansimare, mugolare….. intervieni a strizzarmi i capezzoli e a ricordarmi che cagna in calore sono!

Il bifolco finalmente infila il suo arnese di marmo dentro di me con un colpo secco e spinge, spinge fino a bucarmi lo stomaco. Mi brucia tutto.

Il sudore mi scivola ovunque, anche quello del porco. Gliel’ho visto colare sulle tempie non appena sei arrivato. Me lo sento addosso.

Che schifo!

Ma tu sei quello che comanda, tu sei il padrone. Aspetto che il grassone arrivi e mi sbatti con la schiena al muro. Mi ordini di aspettare. Si, devo aspettarti mentre pisci. Invece della carta igienica userai la mia bocca. Lo fai sempre quando usciamo insieme.

Così ti slacci i pantaloni, fai pipì e mentre stai per finire mi dici ci prendertelo in bocca. Ti lecco la cappella per toglierti le ultime gocce di pipì che ovviamente mi finiscono in gola. Ti lecco anche le palle, sudate, aspre. Usi la mia faccia per pulirti tutto, mi usi come fossi uno straccio. Hai ancora un goccio di pipì e me lo fai addosso senza troppi complimenti. Me lo sento colare sul viso, poi sul collo e infine sulla punta dei seni.

Quanto ti eccita trattarmi così! Hai il cazzo ancora dritto.

Poi mi fai alzare e mi fai rivestire. Ho la sborra del bifolco che mi cola in mezzo alle cosce.

Mi prendi per un braccio e mi strattoni, poi mi schiaffeggi e mi dici che sono proprio una puttana!

Oh si, mi piace da impazzire quando mi tratti così. Ti ripeto che si, lo sono. Sono la tua puttana e se tu vuoi posso essere la puttana di altri. Come stasera. Sono stata la puttana del cameriere grassone.

Mi hai data a lui, mi hai regalata. Probabilmente vi sarete messi d’accordo prima e ti sarai fatto anche pagare. Ma io no, io non posso ricevere soldi da nessuno ….. per le mie prestazioni.

Mi dai ai porci che tu decidi e quando ti sei stancato e vuoi godere di me, mi prendi e mi scopi senza troppi complimenti.


Continua ... Sesta Parte

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