domenica 10 settembre 2017

VIOLENTATA AL CIMITERO




Il campanile risuona imponente sopra la mia testa. La mezzanotte e' appena scoccata! Ho un tuffo al cuore, le mani tremano, mentre sento l'aria gelida intorpidirmi le gambe nude. Il mantello scuro copre fino alle ginocchia. 

Cerco di farmi coraggio e spingo inquieta il cancelletto in ferro del cimitero. Ho i brividi. Guardo le tombe disseminate intorno e affretto il passo. In fondo c'e' l'ossario. Intravedo una fiaccola all'interno, dev'essere quella del parroco. 

"Bene Lucilla, bene arrivata!". Il parroco mi accoglie con un sorrisetto malizioso, mi stringe la mano e mi porge una fiaccola. 
La paura mi scorre nelle vene.
"Sei pronta?".
Ho il terrore nello sguardo. Gli occhi sgranati parlano da soli.

"Cosa devo fare, Padre?".
"Non avere paura Lucilla. Con me sei al sicuro. E' li' fuori che devi temere, non qui sotto, con i morti". Ha un tono sinistro, quasi beffardo.

A quelle parole sento i capelli drizzarsi, ma abbasso la testa e comincio a seguirlo. Scendiamo insieme le scale, in quella lugubre penombra. Ho il cuore in gola. 
In fondo, un lungo sottopassaggio, illuminato da altre torce, si apre sotto i nostri occhi. 

Pochi passi e d'improvviso il parroco si arresta. "Ora Lucilla devi fare esattamente come ti dico: entra in questa stanza e spogliati, completamente. Poi, indossa il saio nero che trovi appeso alla parete". 

"Ma come padre, completamente?!". Un brivido mi trapassa la gola come un pugnale. Non capisco.

"Si, Lucilla, devi purificarti. I peccati che mi hai raccontato non possono essere lavati con qualche preghiera o qualche penitenza. Hai bisogno di un rito purificatore specifico. Su, ora fa come ti ho detto. Ti aspetto qui".

Entro nella stanza, la porta si richiude pesante alle mie spalle. Questo posto e' da pelle d'oca. Mi guardo intorno. Devo fare come mi ha comandato il parroco. Non ho scelta, se voglio salvare la mia anima. 
Tolgo il mantello, il vestito scivola a terra. Sfilo slip e reggiseno. Infine le scarpe. Il gelo e l'umidita' della stanza mi penetrano nelle ossa. Afferro in fretta il saio nero e lo indosso. Esco.

"Bene Lucilla, andiamo". Gli occhi neri del prete sembrano spilli malefici. La sua bocca sorridente non mi rassicura affatto. Mi prende di nuovo la mano. Ci incamminiamo. 

Poi, il passaggio si restringe, le pareti di mattoni sembrano venirci addosso. L'odore di muffa e' sempre piu' forte e pungente. Non resisto, viene quasi da vomitare.
Ma ecco che il parroco estrae un pesante mazzo di chiavi antiche. In fondo al corridoio c'e' un'altra stanza, e' enorme. Al centro si erge un altare di marmo bianco, circondato da fiaccole. 

"Ci siamo. Sali sull'altare e sdraiati". 

"Come padre? Sdraiarmi sull'altare?". Sono incredula.
"Si Lucilla, distenditi, ora!". 

Faccio come mi dice. Mentre mi avvicino all'altare noto delle catene di ferro incastonate nel marmo. Panico! Salgo e mi distendo. La lastra e' gelida, rabbrividisco, ma in pochi secondi vengo assalita dal calore delle fiaccole circostanti. L'odore acre del fuoco e dell'incenso mi fanno girare la testa. 

Il parroco armeggia con coppe e ampolle ripiene di un liquido rossastro. Lo sento bisbigliare qualcosa, forse in latino. 
Poi, d'improvviso si avvicina, mi lega polsi e caviglie, mentre inizio a sudare. 
Il respiro si fa corto, ho paura. 

Mentre chiude l'ultimo anello odo dei passi in lontananza. Un gruppo di voci, maschili, profonde, si avvicina sempre di piu'. Intonano una nenia, in una lingua che non capisco. 

Il cuore comincia a martellare. Che succede?
"Padreee!!!! Padreeee!!!!!". Le mie urla squarciano quell'atmosfera surreale. Mi dimeno, tento di liberarmi, ma non ci riesco. Mi sento incatenata come un animale pronto al sacrificio. Intanto intravedo le torce. Il terrore mi attanaglia. 

"Padreeee, padreeee che succedeee!?!??!?!". Il parroco ignora ogni mio lamento. Non risponde. Le voci, quei passi inquietanti, si avvicinano sempre di piu'. Eccoli varcare la soglia. Sono orribili, incappucciati, coperti dalla testa ai piedi. 

Le mie urla feroci sembrano completamente inutili. Gli incappucciati si dispongono a semicerchio. Dieci uomini, alti, robusti. Spaventevoli. 

Il parroco si avvicina. Ha un pugnale nella mano destra. Mi guarda con occhi spiritati, mentre recita. Sudo freddo. Lo vedo puntarmelo alla gola. Vuole uccidermi. Chiudo gli occhi e d'improvviso sento la punta della lama squarciare il mio saio. Li riapro, il parroco mi sta lacerando completamente l'abito. I miei seni esplodono sotto il suo sguardo demoniaco. Capezzoli turgidi e scuri si impongono al suo tatto. Sento la punta aguzza del pugnale scorrere sulla mia pelle umida, scendere sull'ombelico.

Il parroco non si ferma, prosegue giu', verso il pube. Il terrore si e' ormai impadronito di me, ma avverto una strana e sorda eccitazione. La sua mano afferra ora la lama e gira l'impugnatura massiccia verso la fica spalancata. Il freddo manico mi scivola dentro. Quel prete perverso mi sta infilzando come un burattino. Entra ed esce. Non posso guardare, ma mi sento un lago. Sento i miei umori bagnarmi le cosce e quel prete invasato gridare frasi assurde. 
Cerco di chiudere le gambe, ma sono bloccata dalle catene. Muovo il bacino, nel vano tentativo di difendermi. Il parroco mi sta violentando! 

"Padreeee!!!! Padreeee!!!!! Ahhhhhhhhhhhhhhhhh".
Le mie urla non lo fermano. Intanto gli incappucciati si avvicinano ancora. Uno di loro appoggia dei morsetti sul mio clitoride, strizzandolo. E' un dolore mai provato prima, fortissimo, che mi scuote dalla testa ai piedi. L'uomo tira i morsetti avanti e indietro. Non riesco a rimanere ferma. Piccole scosse di piacere mi mandano in confusione. 

La rabbia mi assale. Mi sento in trappola.
Piu' urlo e piu' il tocco dell'incappucciato aumenta, mentre il parroco continua a manovrare il pugnale dentro di me. Ahhhhhhhhhhhhhhh, non ne posso piu'! Ansimo, mi lamento, il fumo delle fiaccole distorce le immagini.
Sento che sto iniziando a goderne, e' pazzesco, non posso piu' sottrarmi. D'improvviso mi coglie l'orgasmo! 
Grido, scuoto le gambe, tento di piegare le ginocchia. Le catene producono un tintinnio spettrale. 

Il parroco finalmente si ferma, estrae il pugnale e l'incappucciato si allontana. Sono ancora in affanno, con lo stomaco sottosopra e i morsetti ancora stretti nella mia fica. 

"Padre, padre! Mi lasci andare, mi lasci andareeeee!". Tento di supplicarlo, ma quello nemmeno mi guarda. Prende un'ampolla e la affida ad un secondo incappucciato. L'uomo la rovescia sulle mie tette, la spalma con vigore, strizzandole, palpandole. 

Non ho piu' voce per urlare, le lacrime mi annebbiano la vista. La gola brucia. Voglio scappareeeee!
Intanto l'uomo scende verso la mia fica. Sento le sue dita entrare dentro di me, penetrarmi fino in fondo, toccarmi il collo dell'utero, uncinandomi. Il dolore mi annienta. Strillo come un ossesso, gemo, non riesco a rimanere ferma. Le sue mani frugano dentro il mio corpo senza alcun rispetto. E' violento, perverso. Continuo a strillare, ma le mie urla si trasformano in gemiti strozzati. Ho il cuore a mille. Sono un lago.

Il prete torna al mio capezzale, stavolta con una corda dalla punta sfilacciata. Spalanco gli occhi dal terrore. Cosa ha in mente?!!!! 

Una frustata improvvisa mi spezza il respiro. Ahhhhhhhhhhhhhhhh!!!! La corda sbatte sulle mie tette come un laccio di cuoio. In pochi secondi vedo i primi segni comparire sulla mia carne lattea. Batto i pugni sul piano di marmo, ma e' tutto inutile. Il prete continua a frustarmi, su tette, pancia, fica. Il dolore e' forte, eppure provo un profondo e insano eccitamento. 

Dieci, quindici, trenta. Il parroco sembra andare avanti all'infinito. Ogni frustata un urlo. Ogni urlo un piccolo, bruciante, godimento. Non riesco a comprenderlo. Ho la fica viola, rigata dai colpi, la sento pulsare. Le mie tette dure e gonfie seguono il ritmo del mio respiro affannato, dei miei gemiti. 

Sono la loro cavia, la loro vittima da purificare, da sacrificare. Questa imbarazzante eccitazione mi disorienta. 

D'un tratto un terzo uomo si avvicina. Ha un altro paio di morsetti e me li fissa sui capezzoli. 

Stringe talmente che ho la sensazione di essere stata infilzata con degli aghi. Urlo ancora, nella speranza di fermarli, ma sembrano godere di ogni mio lamento. 

"Lucilla, tutto cio' che stai sopportando e' per il tuo bene". Il parroco sembra tornato in se', ha momentaneamente perso lo sguardo da demone, ma non mi convince affatto. 

"Padreeeee, lasciatemi andareeeeee!". Ma com'e' possibile che non veda la mia disperazione!?

"No Lucilla, No!".

D'un tratto il prete aziona una leva e l'altare si abbassa. Gli incappucciati si avvicinano. Sono sempre piu' terrorizzata. 
Uno di loro tira i morsetti, quasi strappandoli. il dolore mi spezza il fiato. Ormai non ho piu' voce, piu' lacrime. Ho i capezzoli enormi e duri. Piu' l'uomo li stimola e piu' avverto una piacevole e perversa eccitazione. Chiudo gli occhi, li prego di lasciarmi andare, ma quelle mani sul mio corpo inerme, smuovono le fantasie piu' turpi, piu' nascoste. 

La paura, l'essere usata come oggetto, mi rende schiava di godimenti mai provati prima.

I capezzoli sono ormai al limite, sento la fica spalancarsi ulterioremente, fuori ogni controllo. Sto impazzendo. Intanto gli incappucciati si avvicinano, mi afferrano per il bacino e mi spingono in avanti, facendomi penzolare le gambe fuori dal piano di marmo. Uno di loro, alto e grasso, mi accarezza le cosce, recitando una delle loro formule. Poi, d'improvviso, si toglie il saio, lasciando il cappuccio a coprire la testa. Sotto e' completamente nudo. Ha un cazzo enorme, lucido. Lo vedo puntarmelo addosso ed entrare. Due, tre, quattro tentativi ed eccolo dentro di me, duro come un bastone di ferro. 

Fa male da morire. Grido piu' che posso, ma quello non si ferma. Due si posizionano dietro di me e mi tengono ferma per le spalle. Mi sento sfondare e d'un tratto il dolore si trasforma in piacere. Le sue mani, rozze, callose, mi stringono le cosce. Sono sua, puo' fare di me cio' che vuole. Tutto questo e' disgustoso e allo stesso tempo eccitante. Quegli uomini che mi guardano, il prete che mi osserva spiritato, dall'alto dei suoi poteri. Mi gira la testa, ma sento un altro orgasmo nascere. L'incappucciato arriva e mi sborra sulla pancia. 
Quella roba filamentosa cola su di me, biancastra. 

Socchiudo gli occhi, come se stessi perdendo consocenza, ma sono i fumi e gli odori nell'aria. Mi danno alla testa. Tutto gira. Ecco arrivare un altro incappucciato. Anche lui si spoglia e prende a possedermi come ha appena fatto il primo. Ha una spinta diversa, piu' feroce, strilla! Allunga le mani su di me, sulle mie tette, le strizza, mentre mi sbatte come una puttana sul cofano di una macchina. Sento di nuovo quel sottile godimento stringermi le budella. Ansimo, lo guardo dritto negli occhi. Ho paura, ma sono sempre piu' eccitata. Non riesco a controllarmi. Anche questo arriva e mi sborra sulle tette. Poi un terzo incappucciato. Si spoglia davanti a me, ha le mani tozze, rugose, la pancia flaccida e pelosa. Il cazzo corto ma largo. Comincia a penetrarmi ed io ad urlare, mi fa male da impazzire. Piango, cerco di impietosirli, ma quello non si ferma, anzi. Eppure essere la loro troietta incatenata mi fa godere come non avrei mai immaginato.

E come lui un quarto, poi un quinto e via via tutti e dieci mi aprono, mi sfondano, mi sborrano persino in faccia, senza alcuna pieta'.

L'ultimo e' il prete. Ha un cazzo lungo, molto lungo. E' una spranga di ferro. Inorridisco alla vista, chiudo gli occhi e di colpo quello mi penetra spezzandomi il respiro. Rimane immobile dentro di me per alcuni secondi, recitando altre formule incomprensibili. Mi preparo al dolore lancinante, le sue dimensioni fanno letteralmente paura, ma mi scopro curiosa di come sara' essere scopata dal parroco del paese. 

Quello comincia a possedermi, prima lentamente, poi sempre piu' forte, piu' veloce. Lo sento arrivarmi allo stomaco, bruciarmi la pelle, riempirmi finno allo svenimento. 

"PAdreeee, padreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!". Mi dispero, ho la fica a pezzi, slabbrata, viola. Non ne posso piu', ma di nuovo il piacere mi sorprende e l'esplosione di godimento arriva come un'onda impazzita. Mi sento attraversata da una scossa elettrica. 

Il parroco mi guarda soddisfatto, con quelle unghie lunghe e giallastre puntate sulle mie cosce. E' un verme schifoso, un lussurioso abominevole. Piu' lo riempio di appellativi orribili e piu' sento l'eccitazione prendere il sopravvento. 

Finalmente arriva anche lui, mi sborra sulla fica. Poi me lo avvicina alla bocca, ordinandomi di pulirlo. Obbedisco, non ho scelta, ma ormai sono schiava di ogni sua depravazione. Lo lecco con devozione, e' salato e asprigno. 

"Bene Lucilla, sei stata brava!".

Il parroco scoglie le catene e mi aiuta ad alzarmi. Ho la schiena a pezzi, le gambe indolenzite, le braccia rotte. Una volta in piedi mi lega un guinzaglio al collo e mi ordina di inginocchiarmi davanti agli incappucciati. Sono una reietta, una peccatrice che merita di essere torturata per espiare tutte le sue colpe. 

Mi inginocchio, piegando la testa sul pavimento. Mi sento umiliata, mi sento offerta a loro in sacrificio e la cosa mi fa impazzire. Scopro solo ora quanto godimento mi provochi l'essere sottomessa fino a questo punto. 

Poi, d'improvviso, sento qualcosa di duro e gelido penentrarmi il sedere. Il prete lo spinge dentro di me, lo ruota. Ho paura, paura da morire. 

"Padreeeee, bastaaaa!". Quello mi afferra per i capelli e mi sculaccia fortissimo. 

Sento il gancio saldarsi al mio culo e il prete tirarlo a se'. E' tutto cosi' perverso, blasfemo. Gli incappucciati si avvicinano ed uno ad uno tirano il gancio, trascinandomi per tutta la stanza. Mi insultano, mi manovrano con quel coso, sollevandomi, girandomi, sodomizzandomi. Il dolore e il godimento si alternano senza sosta per un tempo a me infinito. 

Mi usano come giocattolo, con le loro manacce porche e volgari. Ed io sono un lago continuo, davanti e dietro. Godo di ogni loro squallida schifezza fino ad avere un terzo orgasmo, violentissimo. 

Ora sono stravolta. A terra, nuda, ricoperta di sperma e sudore. Come faro' a tornare a casa? il prete mi solleva e mi riveste. 

"Andiamo Lucilla, sei stata salvata. Ora la tua anima e' di nuovo pura, ogni peccato e' stato lavato. Ma ricorda: se oserai fare parola di quanto avvenuto stanotte, la tua anima sara' dannata!". 

"Oh no padre, no! Non faro' parola alcuna. Lo giuro!". 

Risalgo le scale ed esco in fretta dall'ossario. Sono contenta che la mia anima sia stata salvata. Eppure, eppure ...... qualcosa mi dice .... che ci tornero' presto ......    

1 commento:

Anonimo ha detto...

Uhmmm...

come sempre riesci a smuovere la mia libidine.
Sei unica.
Diverso. Piaciuto.